martedì 15 aprile 2014

Identità e #virtualità : riflessioni



Identità e virtualità : riflessioni.
Costruiamo la nostra identità giorno per giorno, sulla base di una serie di strutture acquisite grazie alle cure ambientali e grazie al costante processo esistenziale e di autoformazione che, prima dello sviluppo dei mezzi di comunicazione, utilizzava prettamente simboli acquisiti nei contesti di relazione faccia a faccia.
Oggi, invece, oltre alle cosiddette interazioni face to face, la formazione del Sé passa attraverso nuove relazioni sociali che si spendono in Internet, chat e telefoni di ultima generazione. Questo intreccio tra reale e virtuale disloca su un terreno inedito sia le relazioni sociali che la formazione della struttura di personalità tanto che si sta sviluppando un ambito di studio nuovo che analizza la psicopatologia dei mondi virtuali.
Modellata a misura d’uomo virtuale e adattata alla fenomenologia della Rete, la realtà sembra assumere confini sempre più periferici ed evanescenti permettendo all’identità di sganciarsi dalla propria fissità per esprimersi in molteplici Sé. Niente di strano, insomma, considerando che ognuno di noi, ogni giorno, ricopre più ruoli in contesti diversi : da seri professionisti in ambito lavorativo a goliardici personaggi nel tempo libero pur conservando una struttura coerente e una base identitaria solida. Il problema nasce in Rete, quando, nell’esperire transitoriamente diversi Sé, si corre il rischio che la contraffazione dell’identità possa favorire la nascita di un’identità fluida, soggetta sì, a molteplici stimoli, ma anche a svincolarsi,autoreferenzialmente, da un piano di realtà.
Lungi dal voler demonizzare la dimensione virtuale in cui comunque sono contestualmente inserito, o sciorinare verità assolute che non ho, credo sia interessante sollevare una riflessione sulle dinamiche delle esperienze possibili nel cyberspazio e sui mutamenti profondi di identità che i nuovi ruoli, creati all’interno delle esperienze virtuali, possono generare. Riflessione doverosa, considerando che ogni generazione può essere esposta a rischi più o meno elevati
Ormai oggi molte persone che usano il cyberspazio mostrano una qualche abilità tecnica e una familiarità con la tecnologia che ha permesso loro di sviluppare una maggior capacità cognitiva rispetto al passato ; tuttavia, quasi tutte le persone tendono a prendere per buone tutte le informazioni che circolano in Rete manifestando scarsa capacità critica e passività che li rende, dal punto di vista psicopatologico, soggetti a rischio.
La preoccupazione legata agli aspetti psicologici e psicopatologici correlati all'uso di internet è molto discussa a livello clinico. La dipendenza interattiva e mediatica appare direttamente proporzionale al malessere interiore. Forse la dipendenza da Internet ha come scopo latente quello di automedicare relazioni sociali vissute come insufficienti?
Risposte definitive non se ne possono certamente dare ma è senza dubbio una peculiarità della Rete quella di possedere caratteristiche allettanti.
I cybernauti navigano in Internet spinti dalla possibilità di accelerare il ritmo delle esperienze e delle interazioni, di mettere in questione la propria identità, esperendola e sperimentandola; la Rete offre loro la possibilità di soddisfare la ricerca di intimità e appartenenza ad una dimensione sociale, sentirsi forti – grazie alla possibilità di gestione della propria sfera socio-emozionale al di fuori delle mura domestiche – esperire forme di sesso virtuale e sperimentare un senso di identità sociale.
Nel web, poi, la dimensione dell’anonimato che favorisce la disinibizione, la possibilità di trovare supporto sociale on-line e di creare identità parallele a quella reale, offrono un ambiente che permette di sperimentare quegli approcci che nella vita reale, invece, generano ansie e insicurezze. La Rete, viene percepita come uno spazio in cui si può muovere con sicurezza poichè permette di creare con più facilità quelle relazioni in cui “non ci si mette la faccia”. Ebbene, l’identità si forgia proprio lì, dove il ragazzo si sente sicuro; l’aspetto rischioso, in questo caso, è che egli arrivi a definire sè stesso in termini di ciò che è in grado di controllare e, ahimè, questa distorsione strizza l’occhio a una serie di devianze e distubi come l’abuso di sostanze e i disordini alimentari.
Insomma, se in qualche modo l’identità virtuale rappresenta una proiezione di quelle latenti, è necessario tener conto dal punto di vista comportamentale quanto anche l’identità virtuale possa avere un’influenza su quella reale.
In quest’ottica, il cyberspazio in alcuni può essere visto come un ritorno alla comunità, ai suoi legami stretti e al suo controllo sociale. C’è chi sostiene, addirittura, che i social network come Facebook siano funzionali al controllo sociale del malcontento, al suo contenimento e che funzionino come luogo in cui scaricare le proprie tensioni e frustrazioni, in cui esprimere aspetti della nostra personalità altrimenti penalizzati dalle regole dei setting e dai ruoli che quotidianamente dobbiamo interpretare. L’azione impulsiva appare gratificante ma probabilmente tale appagamento è patologicamente distorto poiché denuncia l’incapacità a sopportare il malcontento e le frustrazioni.
Anche in questo caso, la costruizione dell’identità può correre il rischio di essere percepita più dai rimandi ottenuti sulla base della nostra data-immagine piuttosto che su un ruolo interiorizzato e, comunque, l’autenticità delle relazioni umane è sempre posta in dubbio a causa della molteplicità di maschere che si possono assumere e della distanza che è maggiore, rispetto alla relazione face to face.

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24/04/2014 h.21.00
"Quanto scritto sopra appare in un post di Facebook di Maverick Breen.
E' stato qui ripostato perché affronta un interessante argomento che ha attinenza con il mondo di Second Life.
Non era a nostra conoscenza che fosse un articolo scritto da Rossella Rago e già pubblicato sul web.
Nell'indicare il link all'articolo originale:
http://www.improvearts.net/psicopatologia-dei-mondi.../
ci scusiamo con l'autrice per questa mancata citazione, del tutto involontaria, e accaduta nella più assoluta buonafede."
STAFF Pyramid Cafè 

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